Irma Fiorentini
Arte, Ragione e Sentimento
riflessioni ad uso degli artisti
“Ragione e sentimento”.
Chi ha letto il delizioso romanzo di Jane Austen, ne avrà certamente colto la morale, comprendendo quanto il coltivare esclusivamente una facoltà a sfavore dell’altra, possa condurci facilmente alla sofferenza. La scrittrice infatti, ne attribuisce la responsabilità al sense non meno che alla sensibility e a tal proposito scrive: “… lei condannava il suo cuore per avere ceduto a quelle oscure lusinghe che rendevano tanto acuto il dolore dell’intelligenza.”. Elinor, l’eroina che trova rifugio nel buon senso, scopre ad un tratto quanto facilmente possano vacillare le architetture della mente a sostegno di se stessa e della propria integrità; mentre Marianne, la romantica sorella che tutto immola alla propria egoistica passione, patisce le peggiori tribolazioni, trascinando nella disperazione anche i suoi cari.
Quanto a chi, nel libro e nella vita reale, è sprovvisto dell’una e dell’altra dote, l’amara conclusione sembra essere che questo vuoto lo preservi assai efficacemente dalla sofferenza.
Ma fortunatamente la Austen amava le storie a lieto fine e proprio nel momento in cui l’amore e la buona volontà sembrano dover cedere il passo al cinismo, ecco che la situazione si capovolge. Marianne, dopo una lunga febbre delirante che rischia di ucciderla, si risveglia conquistando una nuova consapevolezza, un nuovo equilibrio che la riporta al centro di se stessa, appunto tra la ragione e il sentimento; e di lì a poco verrà premiata dalla migliore delle sorti insieme alla sorella.
Dunque, per chi senta d’avere un cervello e un cuore che funzionano a dovere è ovvio supporre che la strada che conduce alla felicità sia immancabilmente quella di mezzo e che questo bilanciamento generi un’armonia che non può che attrarre la buona fortuna.
E cos’ha a che vedere tutto ciò con l’arte?
La ragione e il sentimento, ovvero l’uso dell’intelligenza, della sapienza e della tecnica da una parte, e l’amore per il mestiere, l’appassionata ricerca e l’intuito dall’altra, sono senz’altro le qualità fondamentali e necessarie dell’artista. Ma cosa accade se queste facoltà non sono in equilibrio, se prevale una tendenza a scapito dell’altra? Quali sono gli esiti personali e professionali? Quale arte saremo in grado di produrre?
Di opere senza ragione o prive di sentimento è pieno il mondo, per non parlare di quelle che non contengono un briciolo né dell’una né dell’altra qualità. Sono certa, però, che chiunque sia dotato d’intelligenza e sensibilità le sappia riconoscere e che la giustizia del tempo non le salverà dall’oblio; mentre l’altra Arte, quella che contempla lo studio, la perseveranza, l’emozione e il genio resisterà alle mode e allo scorrere degli anni, restituendo stupore e commozione immutate anche a distanza di molto tempo.
In cosa consiste il freddo virtuosismo? Nell’esercizio della ragione priva di sentimento. E in cosa consiste il dilettantismo? Nell’esercizio del sentimento privo di ragione.
Per fare Arte non è sufficiente conoscere il mestiere, ed è altrettanto insufficiente essere degli ingenui creativi. Per fare Arte occorre saper orchestrare l’esercizio del pensiero alle pulsioni del cuore, e questo concerto diverrà un supremo piacere sia per l’esecutore che per il fruitore. Chiunque ha il diritto di esprimersi creativamente, ma non a tutti sarà concesso il privilegio d’essere chiamato artista.
L’opera di genio è sempre un’esperienza senza precedenti, è simile ad una illuminazione e come tale getta nuova luce nel mondo e nuova consapevolezza nella vita dell’artista. Se dopo avere dipinto una tela, scritto dei versi o concepito un brano musicale non vi sentite meglio, anzi, di più, non vi sentite migliori, allora la vostra opera sarà una melodia, un dipinto o una poesia, ma non sarà Arte.
Max Luscher, il noto psicologo e filosofo svizzero, nel suo libro “La legge dell’armonia in noi”, descrive molto bene questo processo creativo scrivendo: “Quando… ci troviamo in uno stato di equilibrio interiore ecco che viene ad aprirsi l’accesso alle forme di vissuto inconsce. E’ a questo stadio che, attraverso un vago comportamento rivelatore, può diventare cosciente in modo repentino il fatto che una forma di vissuto inconscia coincida con una forma di rappresentazione (con un prototipo di pensiero). Tale congruenza viene da noi definita “ispirazione”, o “idea geniale”, o ancora “illuminazione” o “intuizione”.”
Vale a dire che, in una condizione di pace interiore, le esperienze inconsce vengono riconosciute attraverso forme di pensiero razionale che corrispondono ad esse e ne danno una spiegazione. Il profondo universo delle emozioni si specchia nel mondo dei pensieri.
E cos’è questa alchimia d’artista se non l’incontro armonico tra la ragione e il sentimento?
Irma Fiorentini, titolare dello Studio d'Arte La goccia. Decoratrice, restauratrice e insegnante di pittura murale. Pittrice e docente di Pittura Filosofica presso la scuola Parresia di Bologna per consulenti filosofici. Vive e insegna a Monzuno, nella sua casa-studio sulle colline tosco-emiliane.