Emera

Ragione e sentimento

Trovandomi un giorno a girovagare tra il sopra e il sotto mi sono perso e, mentre cercavo di orientarmi per trovare la via del ritorno, sono giunto su un altopiano ammantato da grandi abeti, un sentiero bianco lo attraversa ed un cartello indica: labirinto.

Passo dopo passo arrivo al centro dell’altopiano dove una siepe di biancospino si innalza, dando forma al perimetro di un grande quadrato, che cinge il labirinto.

Il sentiero bianco lo circonda con un’entrata dritta ad est e, dalla parte opposta ad ovest, l’uscita, o forse le due porte son sia d’entrata che d’uscita.

Arrivo nei pressi della porta ad est ed, a fianco dell’entrata si trova un cartello con su scritto “Sentimento: ogni stato affettivo della coscienza, di segno positivo o negativo; ogni moto soggettivo dell’animo che dia una particolare tonalità affettiva alle nostre sensazioni, rappresentazioni, idee.

L’affettività in generale; la sensibilità, la finezza di sentire.

Lasciarsi guidare dal sentimento più che dalla ragione. La consapevolezza dei propri atti, la coscienza della propria esistenza”. 

Letto il cartello, raccolgo tutti i miei pensieri e decido di andare alla porta opposta.

Mi incammino sul sentiero bianco e, contando i passi, giungo alla porta opposta, al 364eimo di essi.

A fianco alla porta, si trova un cartello con su scritto “Ragione:la capacità del pensiero di stabilire rapporti e connessioni logiche tra le idee, che ha fondamento del conoscere e dell’agire (spesso in contrapposizione a sentimento, istinto) “.

Mi fermo a meditare e mentre sono lì in piedi vicino all’entrata, sento delle voci che vengono da dentro, qualche strillo, risolini, poi: -Dove sei?—Non di qua. Non di là, vieni per di qua-.

Con risa e gioia li sento arrivare, stanno per uscire, sono un papà che tiene per mano un bambino e, un passo più indietro, una mamma che stringe una palla.

Mi passano accanto, salutano e si allontanano sul sentiero bianco con il bambino che fa ciao ciao con la manina.

Raccolgo ancora il pensiero e ritorno all’entrata opposta; 364 passi ancora e sono davanti alla porta e, mentre sono lì che penso, sento ancora voci che vengono da dentro, diverse da prima : qualche strillo ancora, ma non ci sono le risa: -Vieni qua! Non andar di là, attento, ti perdi!-

Un pianto – Dove sei? Vedi che ti perdi! Avanti di qua!- Il tempo che passa è più lungo, le urla e i rimbrotti non calano.

Pian piano arrivano, escono: davanti la mamma che tira una bambina per il braccio ed un passo più indietro il papà, che stringe con le mani la giacca.

Mi passan vicino, mi devo scostare, do loro il saluto, risponde solo l’uomo con un cenno del capo, mentre si allontanano sul sentiero bianco.

Rimango un po’ scosso, poi mi dirigo all’angolo, da dove vedo arrivare una donna, mi avvio e, a circa metà del lato del recinto di siepe quadrato, la incontro. Gli sguardi si incrociano, un saluto gioviale.

Le due voci poi si dicono :- Entri di là?- Si si, ci troviamo a metà-.

Sono entrato e per un po’vado avanti, un po’ a destra, poi a sinistra ed avanti ancora.

Dopo un po’ ci cerchiamo con la voce :- Sono qua, -Dove sei?- Fatti conoscere! Vieni ti sento!- Le voci si rincorrono, poi all’improvviso ci siamo trovati e siamo al centro del labirinto. Un cartello su un palo lo afferma e porta scritto: “E’ la ragione che si perde nel sentimento o il sentimento si trova nella ragione?”

L’incontro c’è stato, la domanda è formulata, siam qua ora in due a cercare l’uscita dell’entrata.

 

Emera è Cesare RICCI. Nato a Colico (LC) il 28/3/1958, si interessa di esoterismo dall’inizio degli anni ’70.