Pierfrancesco Lostia

Una bellezza favolosa

“La bellezza in sé è buona.

Ma la bellezza con un significato è un'esperienza.”

Odra Noel, 'artista scientifico'


C'era una volta, tanto tempo fa, la Bellezza.

 

Viveva in un mondo lontano, oltre i pianeti e le stelle, ma ovviamente era così vanitosa che non perdeva mai un'occasione per mostrarsi agli esseri umani nelle forme più diverse. Un giorno assumeva le sembianze di un tramonto sul mare, un altro quelle di una statua in un tempio. Spesso si incarnava in qualche donna o in qualche uomo e, a volte, si insinuava addirittura fra le pagine di un libro o fra le note di una canzone. Sembrava non riuscire a fare a meno di farsi notare, in un modo o nell'altro.

 

Mano a mano che gli esseri umani progredivano in civiltà e in benessere, e che dunque avevano più tempo per svagarsi e per divertirsi, iniziarono a notarla sempre più spesso e a parlare di lei. Ma, siccome nessuno l'aveva mai vista di persona, non erano mai d'accordo su chi o su che cosa fosse, e litigavano continuamente. “Eccola! La vedi?” diceva uno indicando un dipinto.

“Ma no! E' qui!” diceva un altro, accarezzando l'aria con le mani, mentre si sentiva una musica. Un giorno, apparvero addirittura degli strani tipi che dicevano di riuscire a vederla semplicemente mentre se ne stavano lì a pensare!

 

Da come parlavano, sembrava davvero che tutti conoscessero la Bellezza, ma nessuno la descriveva nello stesso modo di un altro. 

 

Per cercare di rimediare a questa confusione, alcuni esseri umani, i più ricchi e potenti di tutti, diffusero l'idea che la Bellezza si trovava solo in certe cose, e cioè in quelle che essi conoscevano e che possedevano. All'inizio, quest'idea sembrò bizzarra, ma lentamente divenne così comune che nessuno la mise più in dubbio. Così, si iniziò a credere che la Bellezza viveva nei palazzi, nelle chiese, nei quadri appesi alle loro pareti, nelle poesie e nelle musiche che allietavano le feste e le serate dei nobili. 

 

La Bellezza, dal canto suo, egocentrica com'era, approfittò immediatamente della situazione. Iniziò davvero a mostrarsi solo in quelle occasioni in cui erano presenti queste persone importanti e smise di apparire ai semplici e ai poveri. Così, per centinaia di anni, la Bellezza fece davvero una vita da pascià.

 

Ma poi, la Bellezza iniziò ad annoiarsi delle solite cose, perché non era solo vanitosa ed egocentrica, ma anche capricciosa e volubile. Non le bastava più essere riconosciuta dai potenti, adesso voleva che tutti la vedessero e la adorassero. Non le interessava più essere solo in certi modi, perché ambiva a conquistare tutto il Mondo! Perciò, si inventò una dopo l'altra nuove sembianze, che nessuno aveva mai visto prima, e riuscì a convincere gli esseri umani che anche queste sembianze erano Belle. Anzi, riuscì a convincerli che erano più Belle di quelle vecchie. In questo modo, assecondava anche l'insofferenza e la curiosità degli esseri umani, che forse erano diventati così anche a furia di frequentarla.

 

Fu così che, ancora una volta, gli esseri umani si trovarono in disaccordo, e sembravano sempre più confusi, e cambiavano continuamente idea, catturati da una cosa Bella dopo l'altra, tutte diversissime fra loro. Iniziarono a dire cose come “Sui gusti non si discute!”, “Non è Bello ciò che è Bello, ma è Bello ciò che piace!” o “La Bellezza è nell'occhio di chi guarda!” La Bellezza non era mai stata così felice. Scoprì, con sorpresa, che la gente la vedeva anche dove lei non era mai stata e non aveva mai avuto l'intenzione di manifestarsi. Ma questo le importava poco. Ciò che contava era che tutti parlassero di lei!

 

C'erano sempre alcuni esseri umani che continuavano a dire che la Bellezza si trovava soprattutto nel pensiero. Questi, cercavano di descriverla a parole, separandola da altre cose, e addirittura iniziarono a perdere la capacità di vederla nelle cose concrete. Di costoro, in realtà, la Bellezza non si curava affatto, se non quando qualcuno di loro riusciva a vendere molte copie di un libro che parlava di lei (e questo, in realtà, accadeva raramente).

 

Dall'alto del suo mondo lontano, la Bellezza si godeva tutte le attenzioni e le lodi e sembrava dover continuare a vivere circondata per sempre dall'adorazione universale.

 

Poi, una mattina, mentre, davanti allo specchio, si accingeva ad abbigliarsi per un'altra giornata meravigliosa, accadde qualcosa che la turbò. Infatti, iniziò a provare un vestito dopo l'altro, ma nessuno la soddisfaceva. Provò prima i vestiti più nuovi, poi passò a quelli via via più vecchi, e ne inventò anche di nuovi sul momento, ma non riusciva proprio a decidersi. Non gliene piaceva più nessuno! Disperata, dato che si faceva tardi, indossò la prima cosa che le capitò fra le mani e, come sempre, uscì di casa ed entrò nel Mondo Umano.

 

Ma questa volta era triste e teneva la testa bassa. Ogni tanto, qualcuno la fissava meravigliato, ma scoprì anche che in tanti la guardavano solo per qualche secondo e poi distoglievano lo sguardo, disgustati. La maggior parte della gente però non la notava nemmeno! Di fronte all'indifferenza, ebbe un brivido e se ne andò.

 

Mentre tornava sul suo mondo, la Bellezza incontrò la Libertà, che, vedendola depressa, gliene chiese la ragione. La Bellezza le spiegò che cosa era successo e scoppiò a piangere. Allora, la Libertà le disse: “Cara Bellezza, io credo che tu abbia esagerato. Sei stata troppo vanitosa, egocentrica e capricciosa. Pur di essere ammirata, hai lasciato che gli esseri umani decidessero che cosa dovevi indossare. Ma eri ancora insoddisfatta, e allora hai lasciato che ognuno pensasse a te in maniera diversa, in base alle proprie preferenze, perché volevi essere notata da tutti. Non ti sei resa conto che, comportandoti così, mi hai diffusa sempre di più (eh, già! Hai diffuso me, la Libertà) e, alla fine, nessuno si è sentito più in dovere di riconoscerti. Così, adesso senti di non avere più un senso, perché davvero ogni senso di Bellezza è diventato possibile!

 

“Vedi, mia cara, devo confessarti che io sono abbastanza contenta che le cose nel Mondo Umano stiano così, almeno per quanto ti riguarda. Infatti, gli esseri umani hanno così tanti problemi che è giusto che, almeno grazie a te, possano dimenticare gli affanni e le preoccupazioni, e godersi così qualche momento di felicità. Mia cara Bellezza, non hai ancora capito che esisti per servire gli esseri umani e non perché gli esseri umani ti servano! Finché non lo capirai, sarai sempre inquieta e insoddisfatta, qualunque cosa ti inventerai per riconquistare la loro attenzione. Ascoltami, o Bellezza, liberati dalla tua vanità e libera così gli esseri umani dalla loro. Sarete entrambi più felici.”

 

Detto questo, la Libertà se ne andò e la Bellezza rimase da sola e senza parole. Tornò a casa e si mise a letto, perché ormai la giornata era passata. L'indomani, si svegliò riposata e senza alcuna ombra di tristezza. Si sentì come ringiovanita, più fresca e più ingenua. Aprì l'armadio e scelse immediatamente un vestito fatto di alte montagne coperte di foreste con le cime innevate e il cielo striato di lunghe nubi bianche. Scese nel Mondo Umano e se ne stette lì, in pace per tutto il giorno. Non la videro in tanti, ma ogni tanto, alcuni che passeggiavano, che scalavano o che sciavano si fermavano, la guardavano e rimanevano a bocca aperta per lunghi minuti, senza dire niente. Allora, la Bellezza si sentì pervadere da una felicità serena, che emanava da lei come un'aura e che contribuiva a renderla ancora più Bella. Le vennero anche in mente tanti Bei pensieri, e, per la prima volta nella sua vita, si sentì Bella anche dentro.

 

Da quel giorno, la Bellezza indossò sempre e solo ciò che le piaceva e scoprì che, di solito, ciò che lei indossava piaceva anche agli esseri umani. La sua spontaneità e la sua naturalezza erano evidente a tutti e, finalmente, la gente smise di parlare troppo di lei o di pensarci troppo e imparò finalmente a sentirla, riempiendosi l'animo di gioia autentica e libera.

 

La bellezza, che aveva imparato la lezione, decise anche di togliere la maiuscola di fronte al suo nome e iniziò a essere più docile. Iniziò perfino a lasciarsi avvicinare, in modi e con strumenti del tutto nuovi, da chi le sembrava sinceramente curioso, senza sentirsi costretta a essere ciò che non era soltanto per compiacere. Forse, un giorno, la bellezza deciderà addirittura di lasciarsi vedere in faccia, senza maschere; forse ci apparirà molto naturale e poco trascendente ma non per questo, di certo, meno bella.

 

Bibliografia:

 

Pierfrancesco Lostia (1972) è nato e cresciuto a Nuoro ma vive a Bologna dal 1994. Per alcuni anni ha alternato lo studio della filosofia alle attività di musicista e insegnante di basso elettrico e chitarra. Dopo la laurea in filosofia (tesi in sociologia della scienza), ha lavorato per l'Università di Bologna e per il network europeo ACUME2, occupandosi della progettazione di corsi post-laurea dedicati all'insegnamento integrato delle scienze e delle humanities;in particolare, ha approfondito la relazione fra musica ed elettricità. Frequenta il primo anno della Scuola per Consulenti Filosofici “Parresia”, accreditata da Aicofi. Offre servizi di traduzione, dà lezioni private e collabora con l'associazione di volontariato “Il Ventaglio”. Email: plostia@hotmail.com