Memoria e oblio

 

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La memoria- respiro del mondo…

 

 

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Interrogarsi intorno alla mancanza di memoria significa porsi delle questioni della memoria che, per l’appunto, la mancanza di memoria non si pone.

 

 

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Ciò che non fa rivivere nel nostro animo il passato, di certo non è stato impresso, fissato nella memoria.

Oppure, nella migliore delle ipotesi, si è coperto di nuova pelle, come una cicatrice.

 

 

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Le facoltà della mente di conservare e di richiamare alla coscienza nozioni ed esperienze del passato sono da considerarsi alla stregua di atti d’archivio, con tutte le conseguenze relative.

 

 

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Rinfrescare la memoria obbliga a ricordare ciò che è stato dimenticato; a questo si aggiunge ciò che si è finto di aver dimenticato.

Ma ad esso tengono dietro i nuovi oblii.

 

 

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Un pensiero facile da scrivere è difficile da dimenticare.

 

 

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Chi non ricorda il proprio passato è condannato a viverlo un’altra volta.

Nessuno può saltare al di là del proprio oblio.

 

 

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Se la parola respinge la memoria si sente che ricalcitra.

 

 

 

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C’è un che di stantio nei libri autobiografici.

Nel migliore dei casi un che di museale, di memoria permanente.

 

 

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L’oblio non rientra fra i mali che portano solo svantaggi.

 

 

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Per avere un rapporto leale con la memoria occorre fare qualcosa di più di un'anamnesi.

 

 

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Per gli smemorati non c’è scelta: l’oblio decide per loro.

 

 

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Quello che resta del passato si abbarbica alla memoria, ma non si fonda più su di essa.

L’indeterminato risulta più inebriante.

 

 

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La memoria visiva è attrezzata contro la verbosità.

Una immagine vale più di mille parole.

 

 

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I ricordi devono il proprio valore a una languida decomposizione.