Il ricordo come musica dell'anima

1. La terapia incentrata sul ricordo

Nell’articolo in questione si focalizza l’attenzione sul valore del ricordo sia in pratiche sportive sia nell’ambito puramente classico delle dinamiche della vita quotidiana. Si forniranno anche taluni spunti pratici come esempio e corredato rispetto all’aspetto teorico.

L’obiettivo principale consiste nel prendere atto della fondamentale portata dei ricordi al fine di trovare il coraggio e la grinta tali da “buttare il cuore oltre all’ostacolo” nelle varie sfide della vita, siano esse sportive o semplicemente legate alla nostra vita quotidiana, nella quale siamo chiamati ad apprendere, e non in maniera scolastica, il difficilissimo mestiere di vivere (come ha modo di affermare J.J. Rousseau, innanzitutto noi “siamo apprendisti uomini”)1.

Sono convinto che le persone traggano energia dalla propria storia, dagli eventi superati e da ciò che ognuno percepisce come un successo nella vita (per avvalorare questa tesi riporto alcuni esempi: aver superato un esame, sapere che i propri amici ci daranno sostegno morale, avere una moglie amorevole, figli che recano soddisfazioni e crescono).

Ovviamente nelle terapie di motivatori o consulenti nulla è oggettivo e capace di resistere alla confutazione della verifica sperimentale: non siamo dinnanzi ad una scienza. E' pur sempre vero però che fornire qualche consiglio per cercare di valorizzare l’anima delle persone è comunque un tentativo volto a far riconoscere gli individui come esseri con diritti inviolabili, inalienabili, responsabili e con possibilità di migliorarsi, attraverso un’auto-maieutica mnestica che li renda consapevoli della propria identità ed integrità umana.

L’approccio mnemonico così delineato non si caratterizza in questo caso in un bersagliamento di domande di chiarimento come quelle socratiche. L’individuo, che ha condotto tale introspezione in se stesso e nel proprio passato, sarà forse in grado di comprendere meglio alcuni aspetti e potrà nondimeno decidere se comunicarli a qualche persona cara o di fiducia (anche sfogarsi, purché nei limiti della moderazione), oppure non aprirsi per tutelare, ad esempio, la sua privacy. Qualora la persona scegliesse di confidarsi è una buona strategia quella elaborata da Rogers e allievi, sostenitori di una “comunicazione non autoritaria” :  mostrare un ascolto interessato con riprese ad eco2 e rispecchiamenti3, grazie ai quali la persona prende ancora di più coscienza di sé; si sente,  ascoltata e degna di considerazione. La persona in questione avrà così oggettivato una parte di sé e potrà riflettere su di essa, nella piena consapevolezza delle proprie virtù e dei propri valori, che ne fanno una individualità incancellabile e costante.

Ulteriore speranza può anche sorgere, vale a dire indagare in se stessi, valorizzare i propri ricordi può essere anche un antidoto etico contro la slealtà, il doping e alle scommesse e in favore di un fair play che trae spunto dal dominio interiore della nostra individualità (e qui mi riferisco al mondo dello sport). Occorre prima di tutto ricordare eventi in cui davvero abbiamo vinto i nostri limiti, ma in modo onesto e leale. Rialzando la testa dopo una sconfitta significa tentare, dopo che si è chiusa una porta, di bussare un nuovo portone nella speranza di riuscire a migliorarsi e crescere. Porre un’ancora al passato ci aiuta a non sentirci perduti e a ritrovare il coraggio per guardare in faccia il futuro, al fine di affrontare sempre nuove sfide con grinta e determinazione inseguendo i propri sogni che fanno palpitare il cuore.

Come si può facilmente notare mi riferisco alla parola “persona” e l’uso di questo termine intende dare nota di merito alla psicologia-umanistica che annovera autori come Maslow, Berne e Rogers, valorizzandone gli aspetti affettivi e di unicità del singolo contro ad una società tendente spesso alla spersonalizzazione.

 

2. L’importanza del ricordo

I ricordi possono essere positivi o negativi, ma la forza espressiva di quelli positivi è, a mio avviso, il bene più desiderabile che l’uomo possa conseguire nella sua esistenza. Ricordare equivarrà a valorizzare le esperienze affettive, dimostrate da persone che ti hanno voluto bene e che ti vogliono bene.

Ritengo sia fondamentale scovare in noi stessi ricordi preziosi, brillanti come diamanti che luccicano. Compiendo questa semplice operazione ci possiamo lasciare cullare dal fluire dei nostri ricordi, traendo in salvo vere pietre preziose del nostro vissuto. Occorre poi condire, con mano sapiente, la serenità dei momenti belli del passato con il presente da vivere, addolcendolo in modo magico. Tutto il mondo sembrerà custodito dentro di te, e l’armonia del tutto, conservata, ricorderà il bisogno umano di tensione all’Uno di cui parlava Plotino.

Necessario evidenziare come emozioni e ricordi vadano di comune accordo. Le emozioni sono il cuore della memoria e la memoria è il motore delle emozioni.

 

3. Spunti pratici

Molti psicologi e terapeuti raccomandano alle persone di rammentare eventi positivi della loro vita, tali da poter accrescere momentaneamente la propria autostima in situazioni di stress. I risultati sono assai positivi. Il soggetto interessato trarrà forza dal pensiero e dal ricordo di persone amate e da eventi accaduti nel passato. In questo modo è possibile trovare la grinta giusta ed affrontare con determinazione le sfide della vita, consapevoli del proprio impegno.

Su queste considerazioni si basa la moderna psico-pedagogia che raccomanda agli individui di trovare nuovi stimoli a partire da vecchi ricordi. A tal proposito sono illuminanti i consigli di Raffaele Ponticelli e i libri pubblicati da Duccio Demetrio, sostenitore della tesi della comprensione del sé per mezzo dell’autobiografia. Quest’ultimo è, infatti, il fondatore della Libera Università dell’Autobiografia, ente toscano senza scopo di lucro.

Dal punto di vista prettamente pedagogico è interessante considerare la teoria di Freinet (1896-1966), debitore, sotto certi aspetti, della pedagogia spiritualista di  H. Bergson.

Freinet ritrova nella tipografia scolastica, ossia l'atto di far compilare un libretto sulle esperienze scolastiche giornaliere, la chiave per fornire ai bambini una più solida considerazione di sé e dell’operato del gruppo, cioè la classe. Con l’accumularsi delle esperienze trascritte in un quaderno, si giungerà a stilare un “quaderno della vita” che ogni bambino avrà tra le mani, capace di rievocare nell’alunno tutto il percorso dell’anno scolastico (svolto assieme a compagni e maestri), salvaguardando i ricordi salienti e valorizzando il senso di continuità, principio cardine della memoria e della corretta fondazione dell’io.

Altri consigli pratici potrebbero provenire dal mondo domestico e degli affetti. Come ho scritto in “Tempo e lavoro nell’era della tecnica”4, circondarsi di oggetti familiari che nel corso della vita abbiamo scelto di accumulare (e diventa importante anche scegliere cosa veramente è per noi rilevante, onde evitare di fare la fine dei protagonisti della serie tv di Real Time Sepolti in casa) può rafforzare il nostro senso di identità, la nostra storia. L’emozione di colui che rievoca attraverso oggetti dimenticati, ma ritrovati e decifrati è ben descritta in “La vita delle cose” di Remo Bodei5.

Tutto ciò che si è scritto precedentemente vuole risuonare come una speranza affinché il lavoro terapeutico intrapreso in questo ideale di ricerca potrebbe generare un nuovo senso al cuore. I sentimenti andranno valorizzati al di sopra della ragione, pur non sottomettendo per nessun motivo quest’ultima, la quale ci ha aiutato integrando grazie alla memoria volontaria (come veniva denominata da Proust) i moti affettivi dell’anima, profondi, ma difficilmente comunicabili e talvolta pressoché inconsci. In campo sportivo o in palestra, così come anche nella vita di tutti i giorni, accendere la fiaccola dei sentimenti e dell’impegno è la ricetta per non arrendersi mai e vivere ogni momento della vita con il desiderio che questo diventi un buon ricordo domani e la cui nostalgia non sia “canaglia”, ma conferisca emozioni positive che diano ricchezza al cuore.

 

 

1 J. J. Rousseau, Emilio, Laterza, Roma-Bari 2003, p. 168

2 E. Mignosi, La scuola dell’infanzia a Palermo, Junior, Azzano San Paolo (BG) 2001, p. 103

3 L. Lumbelli, Comunicazione non autoritaria, Franco Angeli, Milano 1972, pp. 21-137

4 A. Montagna, Tempo e lavoro nell’era della tecnica, Verba e Scripta, Pavia 2011, pp. 204-210

5 R. Bodei, La vita delle cose, Laterza, Roma-Bari 2009, p. 119