UN'ECO DELLA MEMORIA
MATTINATE AUTUNNALI
Un obiettivo dirompente,
una consapevolezza strana,
con dignità
riordino
le coltivazioni di memorie,
dove processi all’illusioni
rituonano con coraggio.
Solo il dolore
prende forma
e si ripiega
rincorrendo foglie
quando le mattinate autunnali
giocano
spiazzando le certezze.
Ci vuole cuore
a riconoscere lo stordimento
di condanne
che penetrano
e divorano l’anima.
Ci vuole una parola
a placare
il disappunto,
come il respirare
affannoso
tra una folla ingabbiata,
a scambiare vite
ripetuti nei ricordi.
SPINOSA FANTASIA
Ho trascinato
la fantasia
in un’avventura spinosa,
meccanicamente esposta
a venti di tramontana.
Quando l’estate
riassorbe l’acqua,
come una memoria,
e travolge
il respiro.
E’ un’alchimia astratta,
strumento giocoso
quando dal buio
si diffonde
la luce di un lampo.
Noi, dietro
a raffiche di vento
incastrati,
sfidando i pregiudizi
in un abbattimento
di spettri immobili,
schiarendo gli occhi
infondo
sorprendendoci.
L’AMORE SENZA CUSTODIA
Quel bisbiglio sommerso
s’allarga,
è come una costrizione solitaria.
Appartengo
ai buchi dell’anima,
nella deformità
di una pagina,
tremante.
E’ l’ambizione platonica
appesantita
nella gaiezza
ed è ancora troppo tardi
per dubitare del sogno.
Il narratore
insegue l’aria
tralasciando
gli specchi sulla porta
ed è di nuovo
il tramonto
che incalza nella sera.
Quando l’immobilità
è nel clamore
della memoria,
neanche l’idea
costringe a fuggire.
E’ l’amore
senza custodia
che si nutre d’inestinguibile
dolcezza,
mentre nei sentieri
oscuri
baci si abbandonano
nei gonfiori anonimi.
UN’ECO DELLA MEMORIA
E’ di nuovo
Inghiottito
questo testimone
deturpato,
da questa primavera bruciante,
investito da colori
da amori.
Spazzati, stuprati,
affannosamente
sovrapposti ad ossessioni.
Come se le pulsioni
incontrollate
di eserciti
ricostruissero muri,
tra gente ammassata
deportata.
Quanti destini confusi,
nell’irreparabile irruzione
di un cammino,
quando l’angoscia
appare come eco
in una stanza
e mette radici
percuotendo
la memoria.
PAROLE DISTORTE
In un viale smisurato,
le parole distorte
sono come foglie
con artigli lucenti.
Non permetterò
alla voce della pioggia
di rivelare
il segreto della memoria,
è una dura battaglia
in questi diversi marmi
dell’oblio,
sono solo ombre
che questo labirinto
di periferia,
ha allungato.
ALBORI
Mi nutro di attimi
del mattino,
dove l’albore
raccoglie il colore del giorno,
coprendomi di miraggi.
E poi,
quando il fulmine
sprigiona
la bizzarra luce
non voglio distruggere
il sapore della primavera.
Ancora la neve
riconquista il tempo,
distesa s’illumina
disperdendo il colore
e la memoria
mi sorprende
con un gemito prepotente