La decadenza dell'anima

 

Quando lo stordimento della nostra mente,incarna la stanchezza e la sofferenza, ci si sente schiacciati da meccanismi perversi che, esasperano il nostro immaginario,ripiegano poi nella consapevolezza ,come rotta di un pensiero fedele e sensibile,dove il sapore della rinascita ha come obiettivo il coraggio,nei processi dell’anima. Solo la parola ed il respiro della primavera,può rimuovere le barriere …” e porta alle albe gelate il fragore delle ali”…

 

 

ESPERIMENTO MATTUTINO

 

Questa tenebrosa poesia

che imita

l’inappagabile infinito …

Ha bisogno di abitudine,

nell’irraggiungibile canto

quando le agonizzanti facciate

sospirano,

e scambiano

l’essenza dubbiosa

per l’ allegria,

tra lusinghe

accattivanti.

Resterò adagiato

dolcemente

a raccogliere

i petali spersi.

Ho pensato

di abbracciare le ombre,

nel mio esperimento mattutino,

un sovrappiù

che incita i giorni

nel rimbombo

di una Bologna graffiante.

 

 

IN CHIAVE DI FAVOLA

 

Questa è presunzione

di una memoria storia.

Dovrebbe essere possibile

difendere

l’utilità della conoscenza,

per ripartire

con forza

a rispettare l’esperienza.

Come il trascinare del fiume

nella nudità sconvolgente,

e sentirsi rinnovati

nei riflessi interminabili

quando le nostalgiche favole

sembrano la chiave

decifrabile

dell’immaginario.

 

 

L’INDIZIO DEL VIVERE

 

Nelle remote parvenze

battono sugli specchi

quei sogni taciti

di polvere lucente,

nessuno dorme.

La stanchezza dolente

negli oscuri arcipelaghi della mente

risveglia

la gioia abbandonata.

Come un lamento

di catene

quel passo insiste

a riscrivere

l’indizio del vivere.

 

 

LIBERA NOS

 

Negli intensi grigiori delle strade,

quale innegabile passaggio

si tormenta,

queste dispersioni espressive

che sembrano lontane

dal consueto paradiso incontenibile

accecate da una nebbia illusoria.

Libera nos in controluce

dal ripiegamento di gesti,

nella vaghezza del buio,

in un sentiero inesistente

dentro quegli occhi

affamati di luce.

 

 

FUORI STAGIONE

 

Sono sopra la città

con questa pioggia battente

sospeso,

tra le vetrate sporche

ad indossare

la sera.

Aspetto di decifrare

il mio percorso

contro la spavalderia

del tempo

che abbatte inesorabile

le stagioni.

E poi ignora il ritmo

sferzante implacabile

le gocce che

si legano al vento.

Ho acceso il mio silenzio

pronto ad un’altra battaglia;

così superba è la vita

che spezza le ali,

ma ora ricomincio

oltre l’incantesimo del giorno

con questo brivido

che sale.

 

 

MATTINATE AUTUNNALI

 

Un obiettivo dirompente,

una consapevolezza strana,

con dignità

riordino

le coltivazioni di memorie,

dove processi all’illusioni

rituonano con coraggio.

Solo il dolore

prende forma

e si ripiega

rincorrendo foglie

quando le mattinate autunnali

giocano

spiazzando le certezze.

Ci vuole cuore

a riconoscere lo stordimento

di condanne

che penetrano

e divorano l’anima.

Ci vuole una parola

a placare

il disappunto,

come il respirare

affannoso

tra una folla ingabbiata,

a scambiare vite

ripetuti nei ricordi.

 

 

SILENZIO SULLA FABBRICA

 

Sussurrai …

e quel vocio

insistente,

tra le mura sporche

di una fabbrica …

Quando il lavoro uccide

il sapore dell’idea

e i cuori spaccati

tra lo sconforto

e la voglia di non reagire.

E ci si accorge

che i matti conosciuti,

frenano la loro luce,

come nei campi di concentramento,

quel rischioso e spaventoso

malessere,

attanagliava l’anima

senza via d’uscita.

Eppure nelle primavere

continuano a nascere i fiori

per noi schiacciati ,

verso un sentiero perfido

riciclando i sogni

con un’ indomabile barriera.

Come una vertigine

in questa folle corsa

spinta all’eterno,

ci fu un pianto nella notte.

 

 

LA DECADENZA DELL’ANIMA

 

Sono qui

ad invocare

ancora una volta

il mio mare.

È la decadenza

dell’anima

che ritorna

da un lungo viaggio.

Quanto scavare

in questa trappola della storia,

eppure dentro

le correnti

risuonano preghiere,

quando le parole

inganno la voce.

C’è troppo vento

nel cuore e nel sangue,

un ruolo di sbandamento

dove la sete

rimuove la terra,

e porta

alle albe gelate

il fragore delle ali.