Apriamo la porta
Guardando dalla finestra verso l’orizzonte, dense nubi cariche di pioggia allagano valli e pianure.
A sinistra ancora nubi di polvere che salgono da paesi che crollano scossi da terremoti, a destra ancora genti che si muovono in colonna con abiti sdruciti e bocche piene di fame.
Una domanda nasce, mentre si socchiude la finestra: dove sono finiti gli insegnamenti che vengono dal passato?
Pitagora, nei versetti aurei, induce all’ordine per rendere l’uomo capace di attraversare la vita con la consapevolezza delle sue doti e dei suoi talenti e, con questi, di verificare il grado di evoluzione della sua anima.
Ancor di più ha fatto: ha dato quattro classi di evoluzione della società, affinché ogni uomo possa dar miglioria alle proprie aspirazioni.
Nella prima classe pone coloro che nella materia, nel lavoro della terra e nella porzionatura della stessa, attraversano il commercio e l’interesse, con il sapere appreso per imitazione e possesso.
Nella seconda classe vi riconosce coloro che nella conoscenza si perdono, cercando di imprigionare la materia e l’uomo, per rendere luminose le proprie vanità.
Nella terza rende visibili coloro che, nella sapienza, trovano lo strumento per dar la giusta collocazione alle proprie passioni, e far sì che l’anima si espanda nelle azioni a dar ordine a ciò che li circonda..
La quarta classe trova la gioia nella conoscenza che perde la fede in ciò che è costruito sul niente,
e la trova in ciò che è vero e coerente.
Ancora più antico è un insegnamento che viene dai Veda, antica civiltà d’Oriente che, come Pitagora, dà dimensione all’evoluzione, rendendo evidente che tre sono le classi di fede che imprigionano l’uomo e la sua anima.
Nell’ultima di tre, la fede acceca l’uomo con la paura, la menzogna e lo tiene nell’ignoranza prigioniero.
Nella seconda, sono le passioni che accendono la fede per accecar la ragione e creare caos e confusione.
Nella prima, la Fede trova la ragione e la virtù, e le dà strumento per creare logica e ordine.
Poi, viene più vicino nel tempo un insegnamento che s’impone ed oscura la voce del passato, con inferno, purgatorio e paradiso, con la paura, la condanna e la colpa e insegna che, per trovar funzione, l‘uomo deve donar l’anima e lasciarsi condurre da coloro che si vantano delle loro pulsioni nelle passioni.
Ora vorrei chiudere la finestra che mi mostra solo ciò che sono stati capaci di distruggere.
Vorrei poi qui che, tutti coloro che sono in grado di riconoscere le proprie doti e i propri talenti e sono capaci di comparare la conoscenza del passato, aprissero la porta per donarsi al veder e dare all’oggi la forza di creare una pioggia che irriga i campi intorno alle case dai muri solidi, cinti da alberi che le custodiscono, e da uomini delle generazioni future che si nutrono dei frutti dolci della natura e proclamano la realtà del vero.