Ciò che ritorna

 

Com’è facile che una Realtà divenga ricordo. Basta che non sia più reale, che tu sappia che non potrà più accadere, che il pensiero non basta a richiamarla in vita, né tanto meno il semplice desiderio. Che non si ha più alcun potere sui fatti.

O sulle persone. Se mai lo si è avuto.

Forse si era trattato di un cambio d’intenti, una volontà comune che pescava nel desiderio, aveva sede nel piacere e si creava una Realtà. Un’illusione come tante, nulla più, cresciuta al punto da divenire ossessione, un vizio, un difetto, un’emozione distruttiva.

Oggi invece si può controllare, determinare, archiviare ciò che non serve e fa male orientarsi solo su ciò che è buono, sano, positivo. Razionale gestione emotiva, si potrebbe dire. Dominio degli istinti, passionali e intensi fin che si vuole, ma inservibili, indomabili, primitivi e animaleschi.

Elementari. In un processo di crescita e disciplina degli affetti, il governo dell’affettività è fondamentale per passare allo stadio adulto delle Relazioni, in quanto gli stadi precedenti, cosiddetti primari e istintivi, non appaiono più funzionali alla costruzione e alla durata nel tempo.

Nel senso che è opportuno cedere le armi e arrendersi al trionfo della razionalità, alla collocazione ordinata delle esperienze, divenute bagaglio imprescindibile, a cui attingere per definire un processo e una sua evoluzione.

In altre parole era diventata grande, si era spostata verso la parabola discendente e, nella curva, poteva voltarsi indietro e vedere alle sue spalle ciò che c’era e c’era stato.

Un saliscendi di intenzioni, emozioni, passioni, che deviavano il percorso, lo allontanavano sempre più dal traguardo. Ma esisteva poi? C’era un traguardo finale?

O invece non si procedeva forse in un cerchio, senza inizio né fine, senza un prima o un dopo, solo una successione, un avanzamento che era un ritorno, una ripresa, un rinvio.

Il segno era divenuto più spesso, l’incidenza del tratto, per il resto il divenire era il medesimo, fluido, scorrevole, in moto. Come le stagioni ritornano e si susseguono una dopo l’altra, come l’acqua del fiume scorre alla foce e si mescola nel mare, poi l’acqua evapora e diviene nube poi pioggia poi ruscello e ancora fiume, in un processo circolare in cui tutto ritorna e si trasforma, così lei era la stessa, trasformata e divenuta altra, ma nel nucleo identica, portatrice di medesime intenzioni e potenzialità latenti.

Poteva dire di essere in grado di cambiare, di rinascere e ricrearsi, riproporsi, reinventarsi, senza inizio né fine, solo momenti, eventi, incidenti...sequenze circolari, tutte alla stessa distanza dal centro, un ipotetico raggio che divide in sezioni la circonferenza. Ma poi c’è una Fine?

Un limite, uno spazio, un tempo, un universo? O invece ce ne sono molti, plurimi, molteplici, contemporanei, intersecatesi, sovrapponentisi…

C’è un prima o un dopo?

Un essere o un essere stato? Un vecchio e un nuovo?

Un oggi e un poi? Ci pare ma non sappiamo se è. E se non lo fosse? Se il solo vissuto emozionale la facesse percepire tale e quindi, una volta sospese le emozioni, si potesse replicare la realtà, modificandola, dilatandola, ripetendola, sottraendola, plasmandola…

Facciamo un esempio. Se quella storia ci ha fatto soffrire, la si riprende con altri personaggi, in un altro contesto, la si rivive e ci adatta meglio, se ne esce prima, la si sostituisce con una migliore, insomma si inventa la realtà a proprio piacere, si attrae ciò che ci serve per evolvere e si va oltre.

L’acqua scorre, cambia, non è mai la stessa, si mescola, si fonde, si trasforma. E ritorna. Nuova.

Così ripartì. Da dove? Che importanza aveva?

L’acqua non ha colore, né odore.

Né forma. Il tempo che passava.

Avrebbe potuto avere 20 anni o 10, 80 oppure l’età che aveva realmente, quella di una donna sicura, aperta e disposta ad apprendere tutto ciò che la vita le offriva.

L’Amore è infatti lasciar andare, non voler conservare, essere grati di ciò che ci arriva senza trattenere. L’Anima deve restare fluida e leggera, partire per altri mari, sostare in altri porti, quando sarà il tempo di farlo. Con questa leggerezza capì che era cambiata.

Era trascorso un anno, pieno di fatti/incontri/occasioni, ma niente e nessuno si era fermato più a lungo, tutti erano stati trampolini verso nuovi porti e nuove direzioni di sbarco. Il Viaggio era la Sua Storia, i mercati ricchi d’oro e di spezie che aveva visitato, le tempeste che aveva attraversato, i mari calmi e i cieli sereni…e poi le persone, le storie, le emozioni.

Di nient’altro era fatta la vita se non di questo.

E poterlo raccontare faceva parte del suo personale Viaggio interiore. Quasi un registro di bordo, in cui annoverare i fatti importanti, peccato non poter fissare le immagini fugaci, i brividi intensi di un momento, i sogni e le visioni.

Quelle non c’erano parole per dirlo.

Era la Vita, non la sua Narrazione. Tra le due lei preferiva Vivere, anche se sapeva di percorrere un cammino circolare. Ma si può fare. In un Cerchio sì.

Si può ritornare.

 

 

 

(tratto da “ Di ciò che ritorna”)